lunedì 8 febbraio 2010

AMBRA - SECONDA PARTE -

Sentiva il sole caldo, l'aria tiepida e sognava.
Le venne in mente, senza volerlo, un'immagine del passato, aveva circa quattordici anni, o forse meno, si trovava a Parigi con la sua famiglia. Suo padre aveva alcuni riunioni importanti così sua madre portava i figli in giro per quella grande città, mostrando le vetrine dei quartieri più chic, le ville e i castelli più eleganti e sontuosi. Avrebbero dovuto anche pranzare in una famosissimo ristorante in pieno centro ma proprio Ambra rovinò questi progetti.
Perché la ragazzina, mentre la madre era impegnata in acquisti, si incantò guardando lo spettacolo di alcuni bambini lì, in mezzo ad una strada. Quando i bambini si spostavano lei li seguiva senza mai togliere l'attenzione da quei visi allegri ma molto provati dalla stanchezza, dai loro movimenti, dalle loro canzoni.
I genitori spaventati la cercarono per un paio di ore, Ambra non si era minimamente accorta del passare del tempo.
La ritrovarono intenta a farsi fare un ritratto che, purtroppo, la madre buttò considerandolo sudicio e senza valore, visto che era stato fatto da un misero pittore di strada.
Ambra accettò i rimproveri della madre ma, ancora oggi, ricordava i suoi occhi riflessi in quel disegno, come in uno specchio...
Ora finalmente poteva conservare un sudicio ritratto.

Ambra si era sempre considerata una ragazza fortunata, non si era mai lamentata con i genitori, non aveva mai chiesto più di quel che aveva. Ma, nonostante questo, non era mai stata felice in casa sua. Cercava sempre di isolarsi in camera sua leggendo fiumi di parole e cercando di scrivere tutto ciò che le passava per la mente. A volte, di nascosto, dipingeva o ballava, o cantava.
I genitori non avrebbero capito i suoi interessi, come non avrebbero capito quei pomeriggi in cui Ambra si recava alla Casa degli Orfani in città per aiutare le suore, sempre troppo impegnate, o per passare momenti di allegria con quei bambinetti che l'adoravano.
Durante quelle fantastiche ore Ambra era veramente felice. I genitori pensavano che la loro figlia devota si recasse dall'amica Joanna o al club sportivo.
Con Joanna passava pochissimo tempo, era una ragazza simpatica ma troppo superficiale, per lei il massimo della vita era fare shopping o chiacchierare seduta al tavolino del bar, come una vera signora. E del resto Ambra al club ci andava per fare un po' di sport: nuoto, tennis, un po' di palestra...ma non sempre...Considerava importante fare un po' di movimento ma l'ambiente del club era troppo snob e ciò la deprimeva.
Nessuno conosceva queste sue idee, questa rispettabilissima figlia dell'ancor più rispettabilissimo padre era sempre ben educata, sempre sorridente e spigliata durante i ricevimenti, sempre perfetta in ogni occasione.
Anche crescendo aveva sempre recitato benissimo la sua parte: a scuola era molto brava e si impegnava molto, non aveva mai suscitato scandali, suo padre non amava finire sui giornali...
Terminati gli studi si inserì brillantemente nel mondo del lavoro, naturalmente suo padre le aveva trovato un ottimo impiego come direttrice delle pubbliche relazioni della sua immensa multinazionale.
Che opera d'arte, che vita da film: bella, ricca, con ogni possibilità.
Ambra era consapevole di essere fortunata e considerava il fatto di non trovarsi a proprio agio nel suo ambiente come un pegno da dover pagare alla fortuna.
Del resto vedeva intorno a sé la povertà, la vera infelicità di gente che viveva di stenti, di ragazzi sfortunati senza lavoro.
Odiava le persone che si lamentavano per motivi futili e che non alzavano gli occhi sulla vita vera che non è fatta solo di feste, pranzi e shopping!
Come non capiva quelle ragazze ricche che volevano morire perché troppo infelici.
Già è forse vero che i soldi non fanno la felicità ma sono una base solida su cui potersela costruire, questa felicità, che non sempre scende dal cielo come le ricchezze di famiglia di cui poter disporre senza nessuna fatica, che ci vengono date gratuitamente.
E poi, Ambra, era convinta di avere la grande opportunità di poter aiutare gli altri, di poter dividere la propria fortuna.
E, grazie a questo, di capire, che anche per i più benestanti la felicità si trova nelle piccole cose, nell'amore di chi ti sta accanto, nella soddisfazione di donarsi gratuitamente.

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