giovedì 3 novembre 2011

Fabio e Diana

Fabio credeva di essere solo, stava parlando ad alta voce, aveva bisogno di sfogarsi ma sapeva ormai da tempo che a nessuno interessavano i suoi pensieri.
Non era solo, molto vicino a lui c’era una persona, una persona molto speciale.
Fabio aveva poco più di quindici anni, si era da poco trasferito alla periferia di Bari.
Viveva in centro, prima.
Prima aveva una casetta nel centro storico di Bari, negozio sotto, quattro stanze sopra. Il papà si occupava del negozio, la mamma della casa, lui e suo fratello del quartiere…
Sì, era bello vivere a Bari vecchia, si poteva girare per le strade senza incontrare troppe auto, si passava da una casa all’altra senza i rimproveri dei genitori, ci si sentiva bene.
Ai ragazzi non interessava la crisi economica, la fatiscenza delle case, la delinquenza del mondo, a lui, a suo fratello e ai loro amici affascinava questo piccolo mondo di gente conosciuta, di vicoli e portoni amici, di allegria e soprattutto di gran divertimento.
Prima, la mamma cucinava piatti succulenti e profumati; prima, il papà riforniva il negozio con dedizione e senso degli affari. Prima.
Non si può mai sapere quanto poco basti per cambiare la vita alle persone.
Non era cattivo il papà di Fabio, era una brava persona, tutti dicevano che era una brava persona.
Ma Fabio, a volte, non ci credeva più.
Adesso si trovava qui in periferia, non c’era più nessuno. Suo fratello era salito al nord per studiare, lavorare e cercare di vivere meglio. Lui era lì, non c’erano vicoli, né stradine, né portoni, né vecchie e bellissime case bianche, né piccoli negozi pieni di ogni cosa.
La periferia delle grandi città può essere più o meno bella, magari in certe città hanno anche cercato di renderla vivibile, lui non sa. Qui lui non vive bene.
Cerca di stare lontano dagli altri per paura di finire male, così è solo e probabilmente finirà male comunque.
La mamma piange, sempre. Non cucina più, non pulisce quasi più, piange.
Il papà…beh! Il papà ha deciso di vendere tutto e comprarsi due stanze in periferia perché tanto i figli se ne andranno presto. Con quel poco che avanza ci campiamo per un po’ e poi si vedrà…
Fabio si chiede cosa aspetti suo padre a trovarsi un lavoro, lo sa che è difficile, tutti ne parlano, ma tanti lo trovano. Suo padre era bravissimo nel suo lavoro, tutti lo ammiravano.
Prima.

-         Ti confidi con il mare ? Anche per me è un buon amico.
-         Cosa ?
-         Scusa, non volevo disturbarti. Mi chiamo Diana.
-         Diana ? …Ah…Ciao…Fabio…

Diana…Chi sei Diana…il tuo nome parla di guerra ma i tuoi occhi parlano di pace…la tua bocca parla di serenità e i tuoi capelli sono così belli che mi sento male…

Prima.
Tutto può cambiare, in un attimo, Fabio l’ha imparato abbastanza presto, con la morte del nonno. Ma con la rapina al negozio si è reso conto che tutto può essere distrutto in un attimo.
Il padre non aveva una pistola, ma il ladro sì. Suo padre era bello, agile e atletico, molto sveglio e coraggioso. Questo era per lui suo padre. Prima.
Ha preso la pistola del ladro e gli ha sparato. E’ morto. E con lui una parte di suo padre, sicuramente di sua madre e un bel pezzo anche di lui e suo fratello e della loro vita, dei loro momenti felici, delle loro marachelle in giro per il quartiere; dei baci allegri che si scambiavano mamma e papà, che la nonna diventava rossa di rabbia quando li vedeva “Cosa vi viene in mente davanti a tutti !!!” Come si arrabbiava, e naturalmente mamma e papà si divertivano a vederla così impettita e si mettevano anche a danzare abbracciati per dimostrare quanto si amavano.
Suo padre si vergognava per quello che aveva fatto, si sentiva in colpa. Non fu condannato: legittima difesa.
Ma non poteva più vivere. Non riaprì il negozio per alcuni mesi, quando lo riaprì aveva perso molti clienti. Aveva trovato conforto solo nel bicchiere…di vino…Piangeva di nascosto, inizialmente beveva anche di nascosto ma poi non si nascose più. Non abbracciava più la mamma. E forse la mamma dentro di sé non riusciva a perdonarlo. Perdonarlo di cosa? Di aver difeso la sua vita e il suo negozio ? Fabio non condannava suo padre. Per lui era un eroe che aveva saputo difendere la sua roba, la sua vita e la sua famiglia. Ma il suo eroe si sgretolava giorno dopo giorno davanti ai suoi occhi. Non passarano molto tempo ancora in quella casa. Un anno dopo erano in periferia, per scappare agli occhi della gente più che alla crisi delle vendite, per scappare ai ricordi di una vita felice che non sarebbe più riuscito a far tornare.
Lui beveva, dormiva e piangeva.
Lei dormiva e piangeva.
Fabio non piangeva  e spesso non dormiva.
Voleva lavorare, ma i soldi per farti studiare ce li ho diceva suo padre. E lui andava a scuola. Che non significa studiare, che non significa avere un futuro.

Lei era lì seduta sul muretto con le gambe che dondolavano sull’acqua del mare…Probabilmente frequentava la sua scuola, pensò Fabio. Come non averla notata prima, si chiese.

Fabio non amava marinare la scuola, aveva paura della reazione del padre, da quando era in quello stato gli faceva paura. Passava le ore in classe spesso anche ascoltando la lezione, poi usciva, camminava e si sedeva davanti al mare e stava lì per qualche tempo a lanciare sassi, a pensare e anche a parlare ad alta voce. Poi se ne tornava a casa, fingeva di studiare, guardava un po’ di televisione, si preparava un panino con il formaggio e andava a letto.
Amici ? Capitava che prendesse l’autobus e arrivasse fino al centro per passare un po’ di tempo con i suoi amici, i suoi veri amici di un tempo. Ma si sa che a questa età è difficile mantenere le amicizie senza condividere tutto il tempo. Quindi si accorgeva di essere un intruso, o forse era lui che si sentiva come tale e le visite si facevano sempre più scarse.
Suo fratello gli telefonava spesso, un po’ lo incoraggiava e un po’ lo terrorizzava “Non dare confidenza a nessuno, cammina a testa bassa, non farti amici in quella zona. Studia, non farti bocciare, tra poco vieni su da me !”
Ma lui lì ci doveva vivere, non ne poteva più di camminare a testa bassa nel quartiere per non finire in brutti giri, a testa bassa a scuola per non rischiare di diventare amico di gente per bene, benestante che comunque non avrebbe potuto frequentare…Perché anche questo gli toccava sopportare “Ti mando in una buona scuola, perché voglio che tu abbia una buona istruzione, ma non farti amico di quei figli di papà, perché ti faresti solo del male, tu non puoi mantenere il loro stile di vita, ti tratterebbero come un pezzente !” Questo gli diceva suo padre.
E sua madre diceva solo “Vai in chiesa, Vai in chiesa” Ma in chiesa dove ? Non sapeva nemmeno dove fosse la chiesa e probabilmente anche se ne avesse trovata una lì vicina chi ci avrebbe trovato se non quattro vecchiette ? Non ci andava nemmeno lei in chiesa…
Suo fratello gli ripeteva sempre “Sei un bravo ragazzo, Fabio, sarai qualcuno vedrai. Sei forte !”
Era vero, era forte Fabio. Non aveva niente e non cercava niente. Questa era la sua forza. Aspettava.
Guardava il mare. “Sono uno sfigato!”

-         Sbaglio o frequentiamo lo stesso liceo ?
-         Non so…
-         Fai il classico al Margherita?
-         Sì.
-         Anche io: V ginnasio.
-         Ah!
-         Tu ?
-         Anche io.
-         Ma dai ? Che sezione ?
-         C.
-         Io D.
-         
-         Abiti qui a Bari ?
-         Sì.
-         Io no vengo da Triggiano.
-         Ah.
-         Oggi mi fermo perché sto aspettando mio padre che viene a prendermi altrimenti prendo l’autobus e torno subito a casa.
-         Certo.
-         Sono circa venti minuti.
-         Anche i miei.
-         Come ?
-         Eh sì, abito in periferia (almeno la smetti di rompere, sarai anche bella come il sole, ma smettila di parlare !!! Vedi come te la svigni se ti dico che abito in periferia)
-         Certo che ci metti tanto. Chissà perché invece di chiamarla periferia delle città non danno un altro nome, come se fosse un altro paese. Sarebbe meglio, ci sarebbe più senso di comunità, non credi ?
-         Mmh mmh
-         Ti rompo vero ?
-         No..No..
-         Lo so, parlo tanto, sai sono del segno dei Pesci, siamo molto sensibili e sognatori ma parliamo anche molto. Tu di che segno sei.
-         Non lo so.
-         Se mi dici quando sei nato te lo dico io.
-         Ottobre. Il 5.
-         Ah! Bilancia. E’ un bel segno. Equilibrato. Amante dell’aria aperta e della bellezza.
-         …(della bellezza di sicuro perché tra un po’ svengo e cado in mare se continui a guardarmi con quegli occhi).
-         Adesso arriva mio padre. Ti saluto. Spero di incontrarti ancora a scuola.
-         Ciao.

La prima impressione di Fabio alla vista di Diana era stata “Sono in Paradiso” ma poi la sua mente razionale (oppure equilibrata, come aveva detto lei) gliela aveva descritta come la ragazza super simpatica, gentile con tutti che parla solo per non stare zitta e tra due secondi si dimentica di te.
Lui certamente non l’avrebbe dimenticata.
Per passare il tempo prese l’autobus e si diresse in centro, aveva voglia di vedere i suoi amici…non doveva escludersi, erano l’unica ancora di salvezza.


Non aveva il motorino Fabio, tutti avevano il motorino, lui no. Figurati. Tutti avevano la playstation lui no, tutti avevano Sky lui no, tutti avevano l’ipod lui no.
Lui aveva una vecchia televisione ma non poteva quasi mai scegliere cosa guardare e una vecchio stereo ma pochissimi cd da ascoltare, si sintonizzava sulla radio, ma non è che ci fosse la possibilità di farlo spesso, perché in due stanze…
Saliva spesso con Marco, cioè ogni volta che andava a trovarlo, facevano un giro. A volte glielo faceva guidare, non aveva nemmeno il patentino. Ma se ne fregava. Erano gli unici momenti di divertimento. Avrebbe voluto scappare di casa e tornare a vivere lì, a casa di qualche amico, oppure avrebbe potuto chiedere ospitalità alla vecchia che viveva sola in fondo alla strada…o forse no.

Dove nasce questa storia.

mercoledì 19 ottobre 2011

25 - Vita sull'isola

Passò più di un anno in questa beata solitudine, rotta solo dagli inviti dei suoi compaesani a partecipare a qualcuno dei frequenti festeggiamenti o dalle simpatiche chiacchiere che accompagnavano le essenziali spese di cibo.
Marta era in forma smagliante. Si sentiva sana e leggera, aveva la mente sgombra da pensieri negativi e tanta energia che impegnava ogni giorno per quelle attività che le davano piacere e soddisfazione. Scriveva tantissimo, stava cercando di abbozzare un romanzo con l'aiuto di alcuni vocabolari. Dipingeva sempre più spesso e con maggior gusto. Inoltre era finalmente riuscita a padroneggiare la chitarra e spesso si trovava a cantare e a comporre qualche canzone. Era divertente anche portarla ogni tanto con sé durante le feste del villaggio, oppure sulla spiaggia dove la gente del posto suonava tamburi.
Per ricaricarsi faceva ogni giorno lunghe passeggiate e trovava pace ogni volta che si tuffava in quel mare cristallino. Non si annoiava mai. Ogni sera si coricava con il sorriso e ogni mattina si alzava vitale e piena di gioia per la giornata che l'attendeva.

L'amore aveva sempre occupato una parte importante della sua vita. Marta non nascondeva l'attrazione che aveva più volte provato per gli uomini della sua vita. Nonostante fosse spesso finita sulle pagine dei giornali per qualche presunto flirt, il più delle volte si trattava di innocue cene e gli uomini che aveva amato erano solo quelli che l'avevano poi fatta soffrire ed erano state veramente poche le avventure brevi e spensierate.
Durante quest'anno trascorso sull'isola non aveva avuto nessun uomo, non aveva nemmeno mai pensato di averne. Ed era la prima volta che apprezzava questa forma di solitudine.

Fino al giorno in cui aveva avuto bisogno di qualche intervento per riparare il tetto della sua casetta.

Chad viveva sull'isola da parecchie generazioni, viveva ancora in casa con la madre perché si occupava di lei che era molto malata. Marta l'aveva incontrato qualche volta mentre portava la madre a fare qualche acquisto in paese o alle feste. Per il resto del tempo Chad lavorava come tuttofare nel villaggio, veniva chiamato per tutti i lavoretti che richiedevano un po' di forza e fatica. La sua passione, nel tempo libero, era suonare i tamburi sulla spiaggia.
Chad era un ragazzo prestante, aveva sempre il sorriso e uno sguardo diretto e seducente, che confondeva.


lunedì 5 settembre 2011

24 - Solitudine

Un paese piccolo e sperduto in cui c'era tutto quello che serviva per vivere, con poco. Una casa piccola piccola in cui c'era abbastanza spazio per vivere, bene. Il mare davanti a sé, immenso, limpido e consolatorio.
La lunga spiaggia in cui passeggiare a lungo, la foresta di alberi per nascondersi e acquietarsi. Una chitarra per imparare a suonare, perché aveva sempre desiderato farlo ma non ne aveva mai avuto il tempo. Una penna e tanti fogli su cui scrivere. Alcuni romanzi da leggere e rileggere, con tante pagine e tante cose da raccontare. Una serie di pennelli e qualche tela per lasciare che a parlare siano i colori e che le emozioni si stemperino sul tessuto.
Nutrirsi con poco: tutto quello che proveniva dal villaggio e dai suoi dintorni.
Vestirsi con niente: ciò che veniva indossato la sera veniva lavato e al mattino era asciutto e pronto all'uso.
Non serviva la corrente: alla sera andava a dormire quando il buio si faceva scuro e al mattino si alzava con le prime luci. Vedeva ogni giorno l'alba.
Non utilizzava l'auto né altro mezzo di trasporto: tutto ciò che le serviva era raggiungibile a piedi e tutto ciò che desiderava stava davanti a lei (il mare) o appena dietro (la foresta). Tutti i sorrisi di cui aveva bisogno li incontrava ogni giorno per le strade del paese. 
La pace che la circondava scendeva piano piano anche dentro di lei, l'allegria della gente la contagiava lentamente.

Marta aveva iniziato una vita totalmente diversa da quella che aveva abbandonato. Le giornate lente le permettevano di assaporare ogni attimo, di godere della natura, di guardare davvero negli occhi le persone.

Marta si dedicava a tutto ciò che le piaceva fare e che da dieci anni non aveva più fatto. Amava il lavoro che aveva abbandonato ma a causa di questo non aveva più avuto il tempo di essere se stessa. Non aveva potuto coltivare le sue passioni: non leggeva libri da non so quanti anni, non aveva più passeggiato per il semplice piacere di farlo, si era fatta travolgere. Succede spesso che la vita si identifichi con il proprio lavoro, che si venga sempre riconosciuti con il proprio ruolo lavorativo, non più come persona.
Come quando sui giornali si legge la notizia della morte di qualcuno "cameriere viene investito...manager resta ferito..." Non più uomini, donne, persone...

Alla parola solitudine viene spesso attribuito un significato negativo, dietro a questo termine si nascondono sofferenza e paura. Per Marta, in questo periodo della sua vita, la solitudine era una compagna. Grazie alla decisione di lasciare tutto in modo così improvviso Marta aveva potuto uscire da un'altra delusione in modo diverso. Marta si piaceva. Aveva tempo di conoscersi, di stare con se stessa.
Si interrogava sul motivo di tanti insuccessi in amore ma lo faceva con un certo distacco, senza disperazione.
Trovava che la colpa fosse proprio di questo suo non conoscersi, di questo suo alienamento dalla vita reale che durava da più di dieci anni; da quando, a 19 anni, era stata catapultata in quel mondo nuovo e sconosciuto, non aveva più avuto una vita regolare, delle abitudini rassicuranti; cambiava continuamente casa, stato, continente; non c'erano punti di riferimento, persone che vedeva tutti i giorni. Da quasi 12 anni non aveva mai trascorso un anno nello stesso posto.
Questi pensieri non servivano a Marta per recriminare ma per capire che aveva scelto una vita al di sopra delle sue possibilità e più che decidere si era sempre fatta trascinare, o travolgere. Era come su un binario che correva ad alta velocità e non pensava nemmeno che avrebbe potuto scendere, qualche volta, e magari fare un pezzo di strada a piedi, per poter così ammirare il paesaggio e rendersi conto di ciò che le passava accanto.

Qui, in questo paese sperduto, in un angolo sperduto, di questa deliziosa isola, poteva finalmente fare tutto lentamente, assaporare, riscoprire il senso della parola vivere.


23 - Scomparsa

Qualche ricordo (principalmente fotografie e lettere), qualche libro e pochi vestiti: questo quello che Marta mise nella sua borsa, questo quello che portò sull'aereo.
Scomparsa.
La cercavano tutti e i giornalisti interrogavano continuamente amici e parenti per avere sue notizie.
Il telefono squillo per qualche giorno, finché si spense, probabilmente era stato abbandonato da qualche parte ed ora la batteria era scarica.
Un messaggio ai genitori "Starò bene, non preoccupatevi, mi metterò in contatto presto con voi", un messaggio al suo presumibilmente unico amico, George "Perdonami se ti abbandono con tutto il lavoro che c'è da fare...approfitto del fatto che lavorare ti piaccia così tanto e ti lascio anche la mia parte...Saprai capirmi? Lo spero con tutto il cuore. Ti voglio bene."

Non aveva preso le chiavi di casa, non aveva portato con sé nulla, nemmeno il computer. La scomparsa fu denunciata alla polizia che fece controllare anche il conto in banca: c'era stato un prelievo di una somma abbastanza alta ma non considerevole. Le ricerche si interruppero su richiesta dei genitori che avevano certamente ricevuto altre notizie confortanti ma che non vollero condividere con la stampa.
C'erano alcune questioni legali da risolvere per contratti non rispettati e di tutto questo si occupò George che pagò di tasca sua le varie penali. Inoltre si sobbarcò veramente tutto il lavoro che avevano programmato insieme, oltre alle questioni di beneficenza che stavano a cuore ad entrambi.
Ashton, dal canto suo, dopo qualche giorno di stupore e preoccupazione iniziò ad approfittare di questa scomparsa e dell'interesse che aveva suscitato nei mass-media e nel pubblico, fu un occasione per innalzare la propria popolarità e nel giro di qualche settimana l'aveva dimenticata ed era quasi sollevato per non aver dovuto guardarla in faccia e rompere la loro relazione.
Tornò presto tutto alla normalità: c'erano sempre nuovi amori da raccontare, attrici promettenti da presentare e film interessanti da recensire. Le pagine di giornali e i servizi televisivi che parlavano della scomparsa di questa amata attrice diventarono sempre meno, il pubblico si interessò presto ad altri argomenti. 



domenica 4 settembre 2011

22 - Da non credere

Un anno volò sereno e intenso. Marta era tornata sulla luna e avrebbe rinunciato a tutto pur di stare per sempre con Ashton.
Ashton la pensava diversamente. Era giovane e con una promettente carriera. Non era pronto ad impegnarsi o almeno non con Marta.
Questa volta però Marta si accorse che qualcosa non andava, ed era già un miglioramento, lo sentiva allontanarsi forse per la paura di stare troppo vicini. Essere così in sintonia lo spaventava perché sembrava togliergli indipendenza. Chissà perché sentiva di voler fare ancora molti errori prima di trovare la sua strada e quindi la donna giusta. Mentre Marta che aveva già molto pagato aveva bisogno di stabilità e certezze.
Un giorno Marta vide negli occhi di Ashton quella luce dannata che aveva già visto. Capì che era finita ma non se lo fece dire. Non aspetto che lui si inventasse qualcosa da dire o che si scusasse o che trovasse un altra per poterla lasciare.
Una notte restò sveglia per poterlo guardare, per sentirlo vicino per l'ultima volta. Fu difficile lasciare quel letto, fu straziante togliere lo sguardo dal suo viso ma non poteva sentire la parola fine. Non doveva assolutamente sentirla. 
Prese una borsa, ci mise poche cose e uscì di casa per non farci più ritorno.

21 - Un nuovo amore

Gli americani accolsero Marta a braccia aperte. Durante l'anno passato in Italia non avevano avuto molto tempo per dimenticarla perché nelle sale erano comunque usciti i film girati prima di partire.
Dopo la rottura con Ben, Marta aveva cambiato il suo modo di vedere il rapporto con un uomo. Aveva capito che le storie impegnative rischiavano di distruggerla e quindi si era concessa parecchie "storielle" di breve durata, senza pensieri e senza promesse.
Con disinvoltura le sue storie duravano il tempo della realizzazione di un film, oppure del periodo di pausa tra un film e l'altro.
Era una Marta molto più cinica e indifferente.
Quando tornò in America con George fu per girare un film importante e per realizzare altri progetti di beneficenza e sensibilizzazione del popolo americano su alcune problematiche a lei care.
E fu proprio George che le presentò il ragazzo per il quale crollarono ancora un volta le sue difese.
Si innamorò perdutamente di un attore di qualche anno più giovane di lei, attraente e simpaticissimo.
Le storie d'amore che Marta aveva vissuto erano nate tutte spontaneamente, senza sforzi di corteggiamento da una delle parti.
Questa volta invece Marta di trovò a corteggiare spudoratamente Ashton che non sembrava notarla. 
Marta all'età di 29 anni si sentiva un'adolescente innamorata, senza controllo. Si scopriva a seguire Ashton e ad inventare ogni scusa per incontrarlo. E tanto fece che dopo qualche mese riuscì a convincere un regista a sceglierlo come suo collega in un film.
Dopo parecchi mesi in cui aveva fatto di tutto per farsi notare Ashton si accorse di lei un giorno in cui le cadde letteralmente ai piedi.
Non l'aveva fatto apposta, non avrebbe saputo organizzare la scena in modo così perfetto ma inciampando nel posto giusto al momento giusto si ritrovò faccia a terra proprio a un centimetro dai piedi di Ashton.
Il ragazzo la guardò prima sconvolto poi preoccupato infine molto divertito. La raccolse da terra senza riuscire a smettere di ridere e cercando di scusarsi per il suo atteggiamento. 
Chissà se fu il fatto che Marta cominciò a ridere altrettanto, con la sua risata fragorosa a colpirlo o il fatto che nella caduta la maglietta di Marta, non si capisce bene come, si era completamente aperta...

Fu così che Marta si dimenticò, o almeno rimosse, le ferite del passato e iniziò con Ashton un'avventura esilarante. Gli amici raccontano che passavano metà della giornata a ridere e l'altra metà probabilmente a letto oppure in giro per l'America, preferibilmente in motocicletta, con fotocamera al seguito.


20 - Italia

Dopo sette anni negli Stati Uniti Marta tornò in Italia.
Per un paio di mesi si ritirò nel suo paese natale dove provò a condurre una vita normale, passando molto tempo con la famiglia e riagganciando i rapporti con i vecchi amici.
Fu un periodo di serenità e calore. Tutti avevano voglia di stare con lei, di sentirsi raccontare la sua vita di star ma Marta spesso preferiva ascoltare i racconti degli amici, le piacque tornare ad essere quella confidente a cui tutti raccontavano i fatti loro.
Marta, però, amava molto il suo lavoro e presto riaccese il telefono e cominciò a valutare alcune offerte che le veniva proprio dall'Italia.
Iniziò un anno veramente intenso: un tour de force. Era impegnata in un film girato in Sicilia, poi si trasferiva per divertirsi a girare un'interessante fiction in Toscana, per riscendere in Puglia per un altro film e risalire in Lombardia per un altro breve sceneggiato. Amava l'Italia, i paesaggi, la gente, la lingua. Ebbe l'occasione di conoscere e incontrare tanta gente. Si scoprì veramente famosa perché poté realizzare tutti i desideri di ragazza ed incontrare tutti i personaggi che avevano animato i suoi sogni di adolescente. L'Italia era un gioco.
Saltava da una festa all'altra, da una città all'altra, girava come una trottola.
In questo turbinio le arrivò anche una proposta veramente particolare, un sogno che aveva fin dall'età di 7 anni quando vide il suo primo Festival di Sanremo. La invitarono a condurre quello spettacolo e si sentì quasi più felice di quando vinse l'Oscar.
Tornare in Italia era stato come tornare bambina.
Forte delle sue "conoscenze" si trovò ad organizzare una manifestazione di grande livello con ospiti internazionali di tutto rispetto.
Al suo fianco comparve anche un attore americano molto importante con il quale aveva avuto pochi contatti.
Si chiamava George e fu a causa di una sua proposta veramente entusiasmante che Marta salutò ancora una volta l'Italia per partire per gli Stati Uniti con una serie di idee da realizzare.

19 - Ancora

Marta sperava che dopo tre anni insieme in cui avevano saputo amarsi anche nei momenti difficili, finito di girare queste importanti pellicole, avrebbero preso un importante decisione. Era giovane ma sicura di volere una famiglia per la quale era disposta anche a mettere un po' da parte il lavoro.
Fu con questi pensieri in testa che ricevette un messaggio di Ben con scritto "Dobbiamo parlare, ti voglio bene."
Marta tremava, tremava perché difficilmente Ben le mandava dei messaggi, tremava perché si sentiva una stupida che si stava illudendo ma il suo istinto le consigliava di preoccuparsi e lei non voleva farlo, voleva crederci, ancora un volta.
"Marta, ti voglio bene, sono stato felice con te e credo che potrei esserlo ancora ma...ti devo la sincerità, non voglio mentirti...non posso farlo...Mi succede che qui, sul set, non so come si possano dire queste cose ma...ho perso la testa ecco...c'è un'altra. Scusa..."Con queste parole Ben stava colpendo e ferendo a morte la sua Marta, la donna per cui aveva perso la testa tre anni fa e per la quale avrebbe fatto di tutto, fino a ieri...
Lei non disse niente, deglutì per non soffocare e attaccò il telefono. Rimase seduta per un tempo infinito accanto al telefono con lo sguardo fisso e senza pensieri.
Tutte le ferite sembravano una sola, si erano unite e sanguinavano senza darle pace.
Pensò di essere veramente una stupida, si vantava di essere una donna intelligente invece era solo una stupida che non sapeva accorgersi che l'uomo che amava la stava lasciando, che faceva progetti per il suo futuro mentre il suo fidanzato faceva progetti su come portare a letto un'altra donna e per lavarsi la coscienza aveva preferito dirglielo...
Probabilmente c'era qualcosa che non andava in lei, si chiedeva continuamente Marta, era sicuramente una donna noiosa se veniva continuamente mollata dopo un po' di tempo.
Si domandava anche incessantemente come poteva trovarsi sempre impreparata, non accorgersi mai che il peggio stava arrivando.

Si trovò sbattuta ancora sulle prime pagine dei giornali scandalistici come la povera abbandonata. 
Questo però dal punto di vista dei suoi agenti era qualcosa di molto positivo. L'amore del pubblico cresceva, questa ragazza così carina, sorridente, simpatica, ottima attrice di film apprezzati dal pubblico, che veniva lasciata in questo modo, la rendeva un'eroina per tutte le donne americane.
Piovevano le offerte di lavoro, gli inviti in televisioni, le richieste di servizi dai giornali.
Il telefono squillava in continuazione e gli agenti la pressavano con le proposte da vagliare.

C'era solo una cosa da fare.

18 - L'oscar

Marta e Ben erano ormai una coppia. Vivevano insieme da alcuni mesi e si presentavano insieme anche a tutte le occasioni ufficiali. 
La storia con Ben aveva ricucito la ferita di Marta, si sentiva sicura e amata, era pronta ad impegnarsi seriamente con quest'uomo che prima di essere il suo fidanzato e il suo amante, era il suo migliore amico, era la persona con cui si sentiva una famiglia.
Era un periodo d'oro anche per il loro lavoro. Avevano ricevuto entrambi ottime offerte, amavano i film che stavano girando e stavano ricevendo grandi soddisfazioni da quelli in sala.
Successe che il 23 marzo 1998, Ben e Marta, elegantissimi e affascinanti, varcarono mano nella mano la soglia dello Shrine Auditorium di Los Angeles, il primo film girato insieme aveva ricevuto parecchi nomination, erano raggianti e felici.
Quando uscirono Ben, con il suo amico Matt, aveva vinto il premio come migliore sceneggiatura originale.

Durante quell'anno girarono altri due film insieme, era una coppia che funzionava anche sullo schermo. Ma in quell'anno Marta aveva anche una prova molto coraggiosa: la parte di una donna, amata da Shakespeare, che si finge uomo per fare l'attore.
La vita di Ben e Marta scorreva veloce tra il set e la loro voglia di stare insieme in ogni occasione possibile, facevano anche molti km in aereo per incontrarsi il più possibile, anche se fu una vera fortuna poter recitare spesso insieme.

L'anno successivo, il 1999, fu la volta di Marta di salire sul palco dell'Accademy per ritirare la statuetta come migliore attrice protagonista. Fu una serata strepitosa, Marta era bellissima in un abito rosso elegantissimo e raffinato, al centro dell'attenzione sapeva gestire la stampa e la tensione in modo impeccabile, lasciando tutti a bocca aperta per la sua maturità e preparazione. Aveva solo 25 anni ma era ormai un'attrice affermata che entrava alla festa degli Accademy con una statuetta in una mano, mentre con l'altra stringeva forte la mano del suo fidanzato orgoglioso.

Quello che seguì fu però un anno difficile per la coppia. Ben travolto dal successo e forse un po' trascurato da Marta, iniziò ad avere problemi di dipendenze dal gioco e dall'alcool.
Marta non si accorse subito del problema di Ben perché era effettivamente presa dal lavoro.
Stava girando un film dopo l'altro e anche se a volte di trattava solo di parti secondarie, ci metteva dedizione e abnegazione che, troppe volte, rischiavano di allontanare Ben che stava passando veramente un difficile periodo anche sul lavoro. Gli ultimi film girati, infatti, non ebbero molto successo.
Marta amava molto Ben e quando si rese conto di quello che stava succedendo rifiutò alcune proposte per restargli accanto ed aiutarlo a sconfiggere le sue dipendenze. Fu anche su idea dei loro agenti che girarono un altro film insieme: questa volta una storia d'amore fatta proprio per loro, assoluti protagonisti.
Ben apparve molto appesantito e trascurato in questo film, mentre Marta era sempre impeccabile e preparata.
Anche questa pellicola non ebbe molto successo nelle sale. E quello che doveva essere un modo per aiutare la coppia ad uscire dalla crisi, si trasformò in un altro motivo di delusione per Ben.
Fortunatamente gli fu proposto un film molto interessante che avrebbe riscosso molto successo. Era l'estate del 2000, Ben era impegnato sul set alle Hawaii mentre Marta si trovava in Francia per un film delizioso.
La lontananza non sembrava pesare troppo sul loro rapporto, avevano forse bisogno di sentire la mancanza l'uno dell'altro e di ricominciare a desiderare di passare molte ore in aereo per incontrarsi. Entrambi poi erano veramente soddisfatti delle parti che stavano recitando e anche dei luoghi in cui stavano passando quei mesi, passavano lunghe ore al telefono a raccontarsi tutto. Marta sentiva che Ben stava molto meglio ed era molto felice.






17 - Travolti

Mangiarono veramente poco quella sera e parlarono anche poco. Continuavano a guardarsi per poi abbassare gli occhi e sorridere rialzandoli.
Sembravano imbambolati, quasi ipnotizzati, magari impazziti. 
Ben continuava a guardare Marta come se la vedesse per la prima volta, quando si alzò per andare in bagno la squadrò da capo a piedi e si lasciò travolgere dalla sua bellezza, guardò quel corpo con cui aveva condiviso anche il letto in qualche occasione e si sentì tanto stupido per non essersi accorto di quanto lo desiderava.
Guardava il suo viso sorridente e si malediva per non averlo potuto baciare, accarezzare, sentire.
A volte chiudeva gli occhi perché credeva di essere impazzito e non riusciva più a resistere.
Marta era spaesata, attratta e a tratti spaventata dallo sguardo di Ben, da quegli occhi che la fissavano.
Erano caduti in un gioco di sguardi, sorrisi e battute che non riusciva più a capire, né  a sostenere, nasceva dentro di lei una passione a cui non avrebbe più saputo resistere.

Non durò molto quella cena e sembrò che la strada dal ristorante all'albergo non fosse mai stata percorsa perché si ritrovarono in camera di Ben gettati sul letto travolti in modo incontrollabile e con una frenesia di recuperare il tempo perduto.

Avrebbero dovuto essere a Los Angeles la mattina successiva ma nemmeno se lo ricordavano più. Avevano altro a cui pensare e siccome il telefono continuava a suonare lo staccarono dalla spina senza sensi di colpa. 
Non uscirono da quella camera per almeno tre giorni, alimentando le chiacchiere del personale dell'albergo che consegnava i pasti in camera e riordinava la stanza di Marta, evidentemente non abitata.

La realtà a volte ci richiama al dovere e una mattina sentirono bussare alla porta con tocchi forti e decisi, arrabbiati.
Erano i loro agenti, insieme, che si fiondarono in camera confusi ma determinati e piuttosto infastiditi per il comportamento sconsiderato dei due attori.
Li riportarono a Los Angeles con la forza pensando che si fossero rimbambiti entrambi.

La fortuna volle che dovessero recitare una parte in cui erano innamorati e questa riuscì molto bene. Marta aveva un ruolo marginale e dopo un primo periodo di distrazione totale, riuscì a rimettersi in carreggiata e mentre Ben era impegnato sul set, studiava il ruolo del prossimo film, un ruolo difficile e affascinante.

16 - Punti di vista

Quasi quattro anni passati negli Stati Uniti: Marta aveva mantenuto la stessa passione nell'affrontare la vita ed era ancora piuttosto ingenua ma molto più determinata e soprattutto sicura di sé. A 23 anni aveva iniziato una promettente carriera di attrice che probabilmente era stata anche la miglior cura e terapia per le delusioni d'amore che l'avevano segnata.
Punti di vista...Marta poteva considerarsi sfortunata per aver dato tutta se stessa in una storia d'amore finita improvvisamente, o per essere stata pubblicamente tradita quando pensava di essersi un poco ripresa.
Invece si sentiva fortunata, aveva trovato il modo giusto per non soffrire: il lavoro.
Lavorava tantissimo, praticamente sempre, quando non era sul set, studiava la sua parte oppure migliorava continuamente la sua pronuncia, ossessivamente.
Rientrata negli Stati Uniti dopo la splendida esperienza nel Regno Unito si era ritrovata con giornali e televisioni pronti ad umiliarla per sapere tutto sul tradimento subito.
Anche questa volta non aveva più visto né sentito Jude, non c'erano stati chiarimenti e lui non aveva cercato di farsi perdonare, neanche un tentativo. La ferita non era profonda come quella lasciata da Brad e forse la sofferenza maggiore veniva proprio dal fatto che avesse riaperto quella ferita, che spesso sanguinava copiosamente.
Marta raccolse ancora una volta le forze per ripartire. Era il 1997 e stava per andare a Boston dove avrebbe partecipato ad un film che amava molto: la storia di un ragazzo geniale ma ribelle.
Era un set molto allegro, con persone professionali. Marta si sentiva a suo agio in quell'ambiente. Si divertiva moltissimo con gli attori protagonisti, molto giovani, come lei: la condizione ideale per riprendersi!
Con Ben e Matt e i loro amici aveva la possibilità di essere "leggera" e spensierata: uscivano spesso la sera, andavano a ballare, giravano in moto lungo la costa incantevole vicino a Boston, scherzavano insieme e i ragazzi si inventavano sempre qualcosa per farla sorridere.

Finì l'estate e terminarono anche le riprese del film. Tutti erano soddisfatti e pronti per nuove avventure.
Marta si sentiva strana, non era pronta a lasciare quell'ambiente che l'aveva coccolata e protetta in quei mesi.
Stava facendo i bagagli quando sentì bussare alla porta. Era Ben che passava a salutarla con il suo solito sorriso sornione.
"Mi mancherai tanto..." gli disse Marta con un'espressione triste.
"Io penso che tu non mi mancherai..." le rispose Ben con uno sguardo enigmatico, aggiungendo subito, per non ferirla: "Ho una proposta da farti. Mi sono preso qualche giorno di vacanza e siccome mi hai raccontato di essere venuta in America per girarla in lungo e in largo ma poi non hai più avuto tempo di farlo...Ti piacerebbe partire con me?" le domandò entusiasta.
Marta si stupì per quella proposta che la rese felice. Quest'attenzione la riempì di gioia e non aspettò molto prima di rispondere: "E' un'idea fantastica! Mi piacerebbe davvero tanto, ho già pronti i bagagli!"
Tra Marta e Ben in quei mesi si era creata una confidenza molto amichevole, erano schietti e diretti l'uno con l'altra, si era creato un rapporto quasi fraterno.
Partirono l'indomani, senza preparativi, senza mete, solo con l'intenzione di staccare la spina.

La prima meta fu il Maine, si concessero un po' di tempo per camminare lungo la spiaggia e osservare gli splendidi tramonti sul mare. Quei giorni regalarono loro silenzio e calma, lunghe letture sdraiati in terrazza, con il profumo del mare che accompagnava ogni momento.
Rifocillati dalle stanchezze del set, si lanciarono alla scoperta delle cascate del Niagara e poi via lungo i laghi fino a Chicago. E poi in centro lungo le praterie del Missisipi fino in Louisiana, lasciandosi affascinare dal cambiamento dell'ambiente, della gente, del clima, fino a farsi incantare da New Orleans. E ripartire, risalire al Nord, lungo i grandi parchi, immergersi totalmente nella natura, dormire sotto le stelle e avere anche un po' di paura. 
Lasciandosi trasportare dal paesaggio e dalla voglia di scoprire sempre qualcosa di incantevole non si accorsero di essere stati in viaggio per un mese e furono richiamati alla realtà dalle telefonate dei loro agenti che li invitavano a tornare perché avrebbero dovuto girare un bellissimo film, ancora insieme.

L'ultima sera, si diedero appuntamento per cenare in un ristorante incantevole a picco sull'oceano. Dopo aver passato una giornata ognuno per conto proprio a fare un po' di acquisti e qualche cura di bellezza, prima di affrontare il rientro al lavoro.
Marta senza quasi accorgersene si era vestita in modo splendido, aveva anche passato qualche ora in un centro estetico in cui l'avevano truccata e pettinata in modo affascinante. Si guardò allo specchio e quasi non riuscì a riconoscersi. Dopo un mese di assoluta semplicità, di abiti comodi e scarpe da ginnastica, non si ricordava quella Marta, con vestito elegante e tacchi alti. Pensò che Ben avrebbe riso di lei.
Durante quella giornata Ben aveva avuto un incontro di lavoro per un suo progetto e si era vestito elegante per l'occasione, decise di rimanere tale anche per la cena, pensando di fare uno scherzo a Marta che si sarebbe trovata a disagio.

Ben era seduto al ristorante in attesa di Marta quando vide entrare una splendida ragazza, tutti si giravano nel vederla passare e lui pensò che se non avesse avuto l'appuntamento con Marta si sarebbe alzato per corteggiarla. Quando quella splendida ragazza si avvicinò al suo tavolo e gli sorrise, quasi si spaventò accorgendosi che si trattava proprio della sua compagna di viaggio, della donna con cui aveva passato gran parte del tempo negli ultimi mesi, la donna con cui aveva condiviso anche la stanza durante quella vacanza, senza mai vederla come una donna...Solo quella sera si accorse della sua bellezza, solo quella sera desiderò di baciarla, di stringerla forte a sé e di non lasciarla più.
Si alzò per farla accomodare e Marta notò quanto fosse elegante e quanto fosse bello il suo carissimo amico. Sentì un brivido lungo la schiena per come lui la guardava, uno sguardo che non conosceva e che la faceva sentire diversa, desiderata e per la prima volta si interrogò su che genere di rapporto avessero lei e Ben e se forse le fosse sfuggito qualcosa...

lunedì 24 gennaio 2011

Una storia inventata . stop

Finisce qui, forse perché gli ultimi capitoli erano più riassunti di storia che un racconto vero e proprio.
Mi piacerebbe continuare a giocare un po' con questa storia ed inventare nuovi amori e opportunità per Marta. Certo non è facile riprendere una storia di tanti anni fa.
Dovrei concentrarmi per scrivere qualcosa di nuovo e concreto, togliere il sogno dal cassetto e lavorarci con costanza, impegno e tempo. Chissà....

giovedì 20 gennaio 2011

15 - Porte scorrevoli

Successe quindi che le scene girate sul set si ripetessero ancora più intensamente terminate le riprese.
Marta e Jude vennero fotografati mentre si baciavano lungo la strada ad una settimana dall'inizio delle riprese delle scene che li vedevano insieme.
Fu una passione molto fisica, un rapporto travolgente ed intenso in cui le parole avevano un'importanza relativa: non erano alla ricerca di interessi comuni da condividere, di argomenti di  conversazione con cui passare ore di discussione, erano alla ricerca di contatto, di eccitazione, di desiderio.
L'attrazione cresceva parallelamente a quella del film ma molto più intensa e non si spense come accadde nel film.

Partirono per l'Italia non appena le riprese furono terminate, lì passarono momenti felici e Marta si fece un po' coccolare dalla famiglia che vedeva così raramente. Jude trovò divertente visitare l'Italia e si sarebbe fermato ancora un po' in quell'oasi di spensieratezza e desiderio ma gli impegni di entrambi li richiamarono in patria in meno di un mese.

Jude aveva firmato contratti per ben quattro film che sarebbe usciti l'anno seguente, il 1997.
Mentre Marta fu prima chiamata per una simpaticissima parte a lei molto congeniale in cui, ancora una volta, interpretava la parte della ragazza lasciata ad un passo dall'altare.
In seguito tornò in Gran Bretagna per girare un film che le piacque dal primo momento in cui lesse il copione e, forse, anche solo dalla lettura del titolo: "Sliding doors"*. Un film che le cambiò drasticamente il taglio di capelli nonché la vita.
Questo film decretò il successo di una ragazza italiana, eletta ormai americana a tutti gli effetti dai fans che l'avevano subito accolta e accorsero numerosi a vederla, in una parte in cui si vedeva ancora lasciata ed umiliata. Il taglio di capelli che adottò fece il giro del mondo, richiesto da milioni di donne sedute sulla poltrona del parrucchiere.

Successe però che anche lei prese la porta sbagliata, anzi aprì il giornale sbagliato, perché vide una foto che ritraeva il suo ragazzo abbracciato ad un'altra.
Jude non aveva sopportato i lunghi periodi di distanza dovuti ai rispettivi impegni, non era tipo da accontentarsi di telefonate appassionate e trepide attese degli incontri.
Era ancora una volta marzo, era passato solo un anno dalle parole che le avevano spezzato il cuore e si ritrovava tra le mani una rivista in cui era evidente che avrebbe dovuto ripartire ancora una volta da capo.


(*)si capisce di chi ancora una volta ha preso la parte...

lunedì 17 gennaio 2011

14 - Ripartire

Marta si svegliò trovandosi sdraiata per terra, aveva freddo, si sentiva la febbre.
Nel prendere una coperta si vide riflessa nello specchio con gli occhi gonfi di lacrime, il trucco colato e un colore cadaverico.
Guardò quel vestito, bianco, pensò a tutte le parole inutili dette quella sera a chi le chiedeva se si sarebbe presto sposata, mentre rispondeva con ironia alle domande considerava l'idea del matrimonio come lontana, non necessaria in quel momento in cui tutto procedeva così bene.
Invece eccola lì, distrutta e sofferente, con uno sguardo allibito e un peso enorme sul cuore, con una rabbia violenta che esita ad esplodere.

Passò più di una settimana rinchiusa in casa senza contatti con nessuno. E' inutile negare che pianse molto e si disperò ma dentro di lei si faceva sempre più strada una forza che distruggeva piano piano la disperazione.
Perché se fosse stata lasciata in un altro momento, in un altro modo, per un altro motivo o per un altra donna, Marta avrebbe potuto soffrire all'infinito ma essere lasciata da un uomo che diceva di amarla perché era felice, le sembrava una crudeltà per cui non dover soffrire eccessivamente. 
Questa forza riuscì a rimetterla in piedi, a spingerla ad uscire di casa e a continuare a vivere ma non placò la sofferenza e da quel giorno non pronunciò mai più il nome di chi le aveva fatto così male, da quel giorno ogni volta che le capitava di sentirlo dire da altri, una fitta la colpiva ancora e questo durò per molti anni, nonostante tutto.

Il primo passo fu la ricerca di una casa. Fece le valigie dieci giorni dopo che lui se ne fu andato e si trasferì in albergo: non rimise più piedi né in quella casa né in quel quartiere.

Trovò un'appartamento senza pretese in un quartiere poco elegante. Passò quasi un mese a pulirlo e sistemarlo a proprio immagine, con libri sparsi ovunque e fotografie appese ad ogni parete.
Nel mese di maggio avrebbe iniziato le riprese di un film dal titolo emblematico che le martellava spesso in testa "I love you, I love you not*" e anche la storia, che parlava di una ragazza adolescente di origine ebrea che si innamorava del più popolare della scuola e veniva poi umiliata quando le sue origini venivano scoperte, sembrava scritta apposta per farle affrontare il dispiacere.
Voleva prepararsi al meglio per quella parte: doveva essere in splendida forma per interpretare un'adolescente adesso che aveva 22 anni.
Passò parecchio tempo a fare lunghe passeggiate sulla spiaggia, respirando l'aria dell'oceano che la tranquillizzava, riprese a mangiare in modo sano e regolare, a riposare e dormire tutta la notte. Le occhiaie sparirono, il sorriso tornò ad essere luminoso ma lo sguardo rimasto a tratti triste e deluso, si rivelò perfetto per quel ruolo.

Il bello della scuola era interpretato da un attore emergente molto affascinante, simpatico e ironico al punto giusto, che riuscì a mettere a suo agio Marta dal primo momento.
Passavano molto tempo insieme anche terminate le riprese. Marta ne approfittava per visitare i luoghi in cui il film era ambientato e Jude l'accompagnava sempre.
Jude era un ragazzo piuttosto spensierato e alla continua ricerca della conquista: si mise in testa di conquistare Marta non appena la vide apparire sul set, anzi, probabilmente, ci aveva già pensato quando gli avevano comunicato il nome dell'attrice con cui avrebbe lavorato.

Marta non aveva la minima intenzione di interpretare la parte della vedova inconsolabile, non avrebbe mai nemmeno pensato che la consolazione sarebbe stata così veloce, anche se superficiale, fatto sta che anche lei appena vide il viso sorridente e beffardo del suo collega sul set, ne rimase immediatamente colpita.


(*)Qui Marta prende la parte di Claire Danes

giovedì 13 gennaio 2011

13 - Un cambiamento inatteso

Durante la festa che seguì all'assegnazione degli Oscar, Marta si accorse solo di sfuggita che Brad era assente e pareva irritato. Nel rientrare a casa non aveva quasi parlato mentre lei l'aveva travolto con le sue impressioni sulla serata e con il suo entusiasmo incontenibile.

Appena varcata la porta di casa lo sguardo di Brad si fece serio, grave. Marta gli si avvicinò cercando di baciarlo, vezzeggiando.
Brad la allontanò con decisione e a quel punto Marta capì che non era stanchezza: c'era qualcosa che non capiva ma doveva essere capitato qualcosa.

"Cos'è successo? Scusa non ti ho lasciato parlare per tutto il viaggio." si sedette comprensiva sul divano pronta ad ascoltarlo.
"Stasera qualcosa è cambiato, forse mi sono accorto all'improvviso di qualcosa che accadeva già da tempo..." Brad restò in piedi appoggiato al muro, il suo sguardo era incomprensibile e Marta non lo riconosceva.
"Siamo stati bene insieme e capisco che quello che sto per dirti ti sembrerà assurdo..."
Marta tremava anche se nella sua testa non c'erano pensieri, né supposizioni, non era accaduto niente tra di loro quella sera, non era accaduto niente di spiacevole in generale.
"Quello che siamo stati finora non potrà più esserci, me ne sono reso conto questa sera, so che tu non sarai più la stessa, stai prendendo un'altra strada e io..." Si fermò, abbassò gli occhi e disse quasi sottovoce: "Voglio che ci lasciamo."

Marta non reagì, la sua mente smise di pensare e probabilmente il suo cuore smise di battere, almeno per qualche secondo. Il suo corpo non accettava quelle parole, non le comprendeva, non riusciva a trovare una motivazione: rabbrividì e si irrigidì fino quasi a non muoversi con una crescente sensazione di freddo che la faceva tremare.

Le lacrime cominciarono a scendere senza fare rumore, senza singhiozzare.
Brad non cercava nemmeno di consolarla, la lasciava in quello stato senza sentire il bisogno di abbracciarla, di consolarla, di spiegarsi meglio.
Passò parecchio tempo, difficile stabile quanto, finché Marta sorridendo senza che le lacrime si fossero fermate disse con voce rotta e spaventata: "Ti prego, andiamo a dormire, non capisco cosa sta succedendo, forse domani mattina sarà tutto diverso!"
Brad disse duro: "No, non ho bisogno di pensarci. Ho deciso."
Fu a quel punto che Marta non riuscì più a trattenere la rabbia che le cresceva dentro:"Perché  ho recitato quella parte, perché mi è piaciuto farlo, perché sono stata apprezzata, perché questa sera mi sentivo bene, perché per una sera, una sola sera, non ho pensato solo a te?"
"Perché non voglio stare con un'attrice."
"Ma chi ti ha detto che voglio fare l'attrice? Chi ti ha detto che non potrebbe funzionare lo stesso?"
"Hai già ricevuto una proposta che non rifiuterai, lo so, stasera ho parlato con il produttore di quel film."
"Dovrei rifiutare?"
"Se lo faresti non saresti felice. Te ne pentiresti per tutta la vita."
"Ma perché non ci vuoi nemmeno provare? Nemmeno dormirci una notte prima di prendere una decisione del genere? Ti rendi conto di quanto mi stai facendo soffrire?
Abbiamo fatto l'amore un'ora prima di arrivare al teatro, mi hai detto che mi ami un secondo prima di uscire dall'auto...Ti rendi conto che qualche ora fa pensavo di essere la donna più amata del mondo ed ora mi ritrovo piantata così su due piedi? Perché mi vuoi far soffrire così tanto?"
"Perché non voglio mentire: non riesco ad amarti se sei così. E adesso vado, resta pure qui finché non trovi un'altra sistemazione."
"Dove vai? Adesso? Brad non puoi trattarmi così, sei crudele!"

Brad uscì dalla porta e prese l'ascensore senza guardarsi indietro.

Marta cadde a terra e scoppiò a piangere disperatamente. L'aveva amata solo perché era a sua completa disposizione, l'amava così tanto perché era sua, totalmente. L'aveva fatta felice per poterla tenere solo per sé.
Adesso che lei aveva provato piacere nel fare altro, adesso che nella sua vita entrava qualcosa di concreto che l'entusiasmava, lui l'aveva buttata come un'abito vecchio.


lunedì 10 gennaio 2011

12 - In scena

In quei primi mesi dell'anno Brad era impegnato sul set di un film particolare nel quale doveva continuamente abbruttirsi per recitare. Fu divertente ma anche piuttosto stancante. 
Marta invece non si annoiava mai, c'era sempre qualcosa che attirava la sua curiosità oppure si prendeva del  tempo per sé in cui studiare un poco d'inglese magari leggendo libri in lingua originale, ma anche passando molto tempo a visitare i luoghi dove il film veniva girato.
Nel frattempo Brad aveva ottenuto una parte importante in un film che gli avrebbe dato la consacrazione. Marta lesse attentamente quel copione, imparandolo quasi a memoria.

Accanto a Brad avrebbe dovuto recitare una splendida attrice che proprio prima di iniziare a girare la prima scena diede forfait per validi motivi (*).
Trovandosi nel posto giusto al momento giusto e con il fidanzato giusto, Marta fu invitata a salire sul set per essere d’aiuto durante le prove mentre si cercava una degna sostituta. Nessuno, ancor meno  lei e Brad, si sarebbero aspettati che il regista proponesse a lei quella parte. La trovò spontanea e naturale, proprio quello che cercava, ma anche schietta e decisa, doti di cui necessitava per quel ruolo.
Marta non esitò nell’accettare, consultando Brad solo con uno sguardo, e da quel momento non fece altro che ripetere continuamente la parte fino allo sfinimento: continuava a ripassarla e a cercare nuovi modi per interpretarla. Nel suo successo fu aiutata dal regista che l’aveva capita e guidata fin dall’inizio ma certamente anche dall’intimità con Brad che era suo diretto interlocutore per tutto il film, ma anche dall’intesa con l’altro protagonista, con il quale aveva precedente instaurato un rapporto di stima e simpatia.
àààààà
Il film fu un successo per tutti, compresa Marta che ricevette molti complimenti e nel marzo del 1996 si avviava a fianco del suo adorato Brad sul tappeto rosso alla notte degli Oscar.

Prima di uscire dall'auto Brad guardò Marta con ammirazione e affetto. Il loro rapporto andava a gonfie vele, riuscivano a sfuggire spesso agli impegni per amarsi indisturbati. 

Questa volta Marta si sentiva preparata e sicura nell'affrontare il tappeto rosso.
Si presentò con un romantico abito bianco che la faceva sembrare ancor più giovane ma anche più affascinante. Attirò su di sé parecchia attenzione e fu abile a dribblare le continue domande sulla possibilità di un matrimonio imminente.
Raggiante e sorridente fu intervistata tanto quanto Brad che la guardava sorpreso di tanta tranquillità. Brad sentiva nascere dentro di sé una strana sensazione e più la guardava muoversi con scioltezza, scambiare una parola con tutti quelli che incontrava e ricevere soddisfatta i numerosi complimenti, questa cresceva dentro di lui senza controllo; il suo viso cambiò espressione.
Quando si sedettero nel Dorothy Chandler Pavillon, Brad rifletté sul fatto che stavano insieme da due anni e mezzo e finora era andato tutto a meraviglia.





(*)Marta in questa storia inventata si prende il bellissimo ruolo della bellissima Gwyneth Paltrow in Seven.

giovedì 6 gennaio 2011

11 - Sul set

Nei mesi successivi Marta e Brad cercarono di passare più tempo possibile insieme ma lui era impegnato nella realizzazione di due film molto importanti che avrebbero decretato il suo successo e creato il suo personaggio.
Decisero insieme che Marta lo avrebbe seguito sul set, quindi lo seguiva in ogni spostamento, in ogni trasferta, stavano sempre insieme, nei momenti in cui lui non recitava. E mentre lavorava lei viveva la vita del set, seguiva le scene, parlava con il cast, era attenta e divertita dalla moltitudine di attività che si svolgono su un set cinematografico. Osservava tutto attentamente, quando le era concesso scattava anche qualche fotografia ma soprattutto non smetteva mai di chiedere informazioni, di ascoltare conversazioni.
Per Brad avere Marta accanto era motivo di tranquillità e concentrazione, era la sua oasi felice dopo dure ore di lavoro. Per Marta seguire Brad ovunque diventava sempre più un modo per scoprire i segreti di un mondo che l’aveva sempre affascinata.
Passarono un anno intenso, spesso in viaggio ma sempre vicini, affezionati e appassionati. Non c’erano nuvole sulla loro storia anche se spesso qualcuno aveva cercato motivi per dividerli inventandosi dubbie relazioni da affibbiare a Brad, molto improbabili in quanto non passava minuto che non fossero insieme.
Marta non tornò in Italia per quasi un anno: due settimane prima della presunta data di rientro dal suo viaggio, aveva chiamato ad uno ad uno genitori, sorelle e amici dicendo che non sarebbe più rientrata in Italia, raccontando la sua storia e invitandoli a venirla a trovare perché purtroppo lei non sapeva quando avrebbe potuto farlo lei. La famiglia la raggiunse immediatamente per sincerarsi delle sue condizioni e ritornando in Italia sollevati ma un po’ timorosi per la scelta della figlia. Gli amici non riuscirono a venire e i contatti si diradarono sempre più. Chiamò anche Giorgio, con un’improbabile delicatezza, cercò di spiegargli quello che stava capitando, ma non riuscì a trovare le parole per non farlo soffrire.
Dopo un anno lontana dall’Italia Marta fu felice di rincasare con Brad al suo fianco e rivedere amici e parenti, ammirati e curiosi. Passarono qualche giorno di feste e incontri per poi rientrare velocemente a Los Angeles dove Brad era atteso per le riprese di un altro film.
Durante i giorni, le settimane e i mesi passati sul set accanto al fidanzato, Marta aveva avuto occasione di recitare due piccole parti di comparsa, aveva avuto un paio di battute e si era divertita molto. Anche Brad era entusiasta delle sue “interpretazioni” e la incoraggiava a migliorare sempre la sua pronuncia, che diventava ogni giorno più americana, al punto che molti le chiedevano da dove venisse e si stupivano che fosse italiana.

La sera del 27 marzo del 1995 Marta si trovò a camminare sul tappeto rosso del Shrine Auditorium di Los Angeles per accompagnare Brad alla notte degli Oscar dove lui era attore di ben due film candidati. 
Marta era immersa in quell'atmosfera di luci e colori, curiosa di conoscere lo svolgimento di un evento così importante. 
Per l'occasione aveva scelto un abito particolare molto femminile in chiffon, in stile antica Grecia di un rosa tenue, con una sola spallina abbellita con gioielli di cristallo ed un profondo spacco. L'effetto dea era stato studiato dall'entourage di Brad che voleva creare anche un equivoco che attirasse l'attenzione della stampa: sul davanti dell'abito c'era infatti un drappo che poteva far pensare che nascondesse un'eventuale pancia sospetta.
Marta capì per la prima volta che la vita di un attore è spesso guidata da esigenze di copione e di pubblicità ma si prestò al gioco perché si sentiva molto raffinata con quell'abito.
Brad si sentiva veramente realizzato: stava girando un film dopo l'altro, acquistando credibilità e aveva accanto a sé una ragazza dolce e intelligente con cui non aveva problemi di gelosia o di organizzazione degli spazi, perché lei si adattava continuamente alle sue esigenze e non solo non si lamentava ma viveva ogni avventura con gioia, ogni spostamento con interesse, ogni giorno con il sorriso. Questo fu per Brad veramente un'ancora di salvezza nelle sue giornate di duro lavoro e nel gestire i continui impegni e la crescente pressione della fama.